Dalle cinque vie a San Maurizio

Ci eravamo fermati in P.zza S. Sepolcro, il cuore della Milano romana. Lasciata la zona del foro ci inoltriamo in via Moneta, nella borgata una volta chiamata S. Mattia alla Moneta, ora meno angusta di quanto fosse una volta. Un tempo vi sorgeva la zecca romana. Ora vi spicca una bella casa del Settecento, con piano anteriore più basso, sormontato da loggetta, che lascia intravedere il più alto cortile interno; vi si notano le consuete ringhiere in ferro battuto e ottone. Qui abitò don Achille Ratti, poi divenuto pontefice col nome di Pio XI.
Entriamo ora in via del Bollo. Nel suo breve percorso è ancora caratteristica, a parte qualche sguaiata intromissione moderna; vi è un bel portale al n. 8 e un palazzetto al n. 3 che cela, dietro un aspetto e un primo cortile sei-settecenteschi, un resto notevole di edificio rinascimentale, dove si leggevano anni fa affreschi del ‘500, oggi sbiaditi. Non sappiamo se sopravviverà il “salone dei topi” , resto della dimora che fu dei Gallarati Scotti e dei Pio di Carpi. Il salone è noto per uno scherzoso fregio che rappresenta danze e giochi di topi antropizzati “alla Disney”. Ci troviamo in una delle cosiddette “cinque vie”, che convergono in un crocicchio la cui geometria antichissima deriva dalla probabile intersezione di una delle arterie stradali romane della città, il decumano occidentale, con un cardine minore. Fino all’inizio del ‘900 la zona era di gran prestigio e trafficata per via del brulicare di botteghe e negozi. Le bombe americane infersero duri colpi alla zona, che ora conserva solo in parte il suo “sapore” antico. Le altre quattro vie che si incontrano nel crocicchio sono via Bocchetto, via S. Marta , via S. Maria Fulcorina e via S. Maria Podone.
Via Santa Maria Podone ci introduce in P.zza Borromeo E’ uno dei più incantati angoli della vecchia città, una volta tutto ombreggiato da alberi antichi, ora profondamente cambiato per volontà degli stessi Borromeo, signori e padroni della piazza per secoli. Accanto si innalza S. Maria Podone, chiesetta caratteristica, cara ai milanesi tradizionalisti. La chiesa risale al IX secolo, ma i suoi elementi più antichi sono l’elegante prima cappella a destra, con la ben marcata abside poligonale gotica (1440 ca.), l’affresco della Madonna del Parto nella seconda cappella a sinistra e il portale del 1483, con uno bassorilievo stilizzato del Luvoni, Madonna col Bambino, che si trova fra i busti di due Borromeo. Tutto il resto venne rifatto nel quieto, classicheggiante barocco di Fabio Mangone: la facciata col piccolo, ma ben scandito pronao, non manca di gentilezza, il rude campaniletto ha un suo carattere, l’interno a tre piccole navate si ammira per la sua semplicità.
Di fronte a S. Maria Podone si trova Casa Borromei, già eccezionale esempio dì architettura civile gotica quasi intatta in Milano, poi semidistrutta dai bombardamenti e restaurata come si è potuto. Qualcosa di originario è rimasto, come il bel portale archiacuto finemente ornato (notare il curioso stemma, un dromedario accovacciato) e un corpo di fabbrica interno del primo ‘400, con ricche ed eleganti finestre. Nel cortile ha sede una ditta i cui padroni, specialmente se preavvisati, permettono spesso con molta gentilezza dì visitare le sale superstiti dell’edificio antico, ricoperte da una parte della meravigliosa decorazione a fresco quattrocentesca, vero simbolo di una società gioiosa all’apogeo della potenza e dello splendore di Milano. Sono raffigurate infatti scene di giochi all’aria aperta, in un giardino da fiaba animato da bellissime dame. L’attribuzione abbastanza recente si riferisce al Pisanello.
Sul lato nord, presso la chiesa, sorge l’ex-Palazzo Molinari, poi anch’esso Borromeo, rimaneggiato in armoniche forme neoclassicheggianti. Da piazza Borromeo ci dirigiamo, attraverso via dei Borromei, verso via S. Maria Fulcorina, fino a via S. Maria alla Porta, dove ci imbattiamo nella chiesa che diede il nome alla via. Si tratta di una chiesa storica a Milano, specialmente nella devozione dei cittadini. Ci troviamo in una zona monumentale, ricca di vari resti romani tutt’intorno: le tracce in via S. Orsola, i resti di terme all’inizio di via Brisa e soprattutto il Teatro Romano in via S. Vittore al Teatro.
Tornando indietro fino a via Borromei, prendiamo la via Gorani. Qui, prima che i bombardamenti americani lo spazzassero via, esisteva uno splendido cortile, preceduto da un portone seicentesco, che univa le forme del Rinascimento a quelle del tardo gotico. E’ rimasta invece in piedi la Torre dei Gorani, del 1300, l’unica sopravvissuta delle cento torri che in epoca medievale presidiavano le case gentilizie milanesi. All’angolo fra via Gorani e via Morigi si trova la Torre dei Morigi, del XIV secolo, che poi fu ritoccata, accorciata ed infine ridipinta in intonaco. Sempre nella sinuosa via Morigi, all’interno del n. 2/a, inseriti nell’atrio di un edificio moderno, posano i resti di un pavimento di abitazione romana, databile tra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del I secolo d. C.
Parallela a via Morigi è la via Capuccio. Nel Duecento era la strada più aristocratica della città e doveva il suo nome al caratteristico copricapo che portavano le monache del convento delle umiliate. Del cenobio, detto di S. Maria al Cerchio, perché sorto sulle rovine del Circo romano, al n.7 è rimasto il delizioso chiostro quattrocentesco, ora inglobato da un complesso moderno. Sulla destra si apre via Vigna, in cui sono stati rinvenuti i resti più consistenti di quel Circo la cui presenza caratterizza tutta la zona. Effettivamente si trattava di un complesso imponente. Voluto dall’imperatore Massimiano verso la fine del III secolo d. C. era riservato alle corse delle bighe. I resti al n.1 di via Vigna rappresentano i più importanti reperti dell’epoca imperiale ritrovati a Milano. Prima di abbandonare questa fitta matassa di stradine a sud di corso Magenta seguiamo la via Luini. Qui, dietro l’ingresso al n. 5 si celano i resti di un bel chiostro del ‘400 tardo – gotico, preludio al gioiello posto al termine di questo itinerario: la chiesa di San Maurizio o Monastero maggiore, la cui entrata è in corso Magenta.