Milano è una città che bisogna saper capire, entrare nei suoi meandri, interpretare, dopodiché ce se ne innamora follemente. Forse, questo dover guardare attentamente sotto le apparenze, è dettato anche dalle tante leggende che la velano di mistero. Oggi vogliamo raccontarvene due tra le tante.
La Basilica di Sant’Ambrogio
Se avete occasione di visitare questa meravigliosa basilica, edificata nel 379 per volere di Papa Ambrogio, patrono della città meneghina, fermatevi all’esterno e cercate una colonna con due fori. La leggenda vuole che quei fori siano stati fatti dalle corna del diavolo che Sant’Ambrogio aveva scaraventato contro la colonna. Il diavolo rimase incastrato nella pietra per due giorni, prima di riuscire a svincolarsi e tornare a gambe levate all’inferno. La credenza popolare dice che se ci appoggi l’orecchio senti dei suoni tremendi che provengono dagli inferi, se ci appoggi il naso senti odore di zolfo e se ci infili le dita avrai fortuna.
La peste a Milano
La storia ci ha tramandato tante informazioni sulla peste che colpì Milano nel 1630, facendo una vera e propria carneficina, eppure ci sono racconti e leggende legate a questo evento che lasciano stupefatti.
Una delle tante riguarda la zona di Via del Laghetto in cui si dice che nessuno si ammalò di peste. Il racconto inizia con una strega di nome Arima, che abitava proprio al numero 2 di questa via. Di notte organizzava feste, banchetti, ballava insieme alle sue adepte sui tetti, preparava pozioni magiche, sortilegi e volava per la città. La gente dell’epoca spesso scambiava la povertà per occulto e stregoneria, così evitava i luoghi dove abitavano persone come Arima. Quando il morbo invase Milano allargandosi a macchia d’olio e mietendo vittime a velocità paurosa, Via Laghetto rimase intatta. Tutti pensarono che era merito dei sortilegi della strega. La realtà, però, era meno fiabesca, anche se molto interessante. Nella zona c’era una piccolissima darsena, chiamata appunto Laghetto, dove arrivava il marmo che serviva per costruire il Duomo. Nella darsena il marmo veniva scaricato, tagliato, lavorato e poi portato sul luogo della costruzione. Tutto quel lavoro aveva ricoperto tutto con la polvere della pietra, compresa la pelle degli abitanti. Fu questo a evitare che venissero morsi dalle pulci e preservarli dalla peste.