Tra le città più belle d’Italia c’è sicuramente Milano, capitale della moda e dell’economia. Il suo aspetto peculiare e seriosa, in vero nasconde una storia di tanto rispetto mista alla curisoità di tanti aneddoti che l’avvolgono anche in un alone di mistero.
Non ci sono solo posti belli da vedere e da vivere, ma anche storie curiose che fanno di Milano, una gran bella città, degna di menzione e di essere vissuta almeno una volta nella vita.
La primissima cosa strana da vedere a Milano è sicuramente la Wall of Dolls. Non è altro che una rete metallica montata su di un muro, nei pressi delle colonne di San Lorenzo in via De Amicis. Qui vengon oappese a mò di impiccagione le bambole realizzate da 50 noti marchi del mondo della moda Made in Italy :Trussardi, MaxMara, Alberta Ferretti.
Molte bambole sono state aggiunte in un secondo momento, regalate dalle associazioni che si battono contro il femminicidio. La Wall of Doll vuole far capire alla società quanto male si fa alle donne e vuole scongiurare la violenza, usando queste bambole come emblema femminile.
Biscione: il simbolo più inquietante di Milano
Uno dei simboli più particolari e anche un pizzico inquietante di Milano è il Biscione, disegno araldico dei Visconti, diventato poi lo stemma della città. Stando alla leggenda, l’effigie era sorta dopo il ritorno in città di Ottone Visconti dalla seconda crociata, in memoria della sconfitta di un saraceno.
Altre storielle raccontate in merito collegano il simbolo invece a Umberto Visconti, capostipite della famiglia, che aveva fatto lo scarto tra vari simboli fino a scegliere quello stemma. Durante l’epoca medievale, c’era un drago che impauriva i cittadini milanesi, mangiava i bambini e con il suo alito puzzolente faceva ammalare la gente di febbre gialla. Molti erano stati, anche se vani, i tentativi di ammazzarli finchè nell’impresa non riuscì Umberto Visconti. Quest’ultimo volle celebrare la vittoria, scegliendo come propria effigie una biscia con un bambino in bocca. Il simbolo viene rappresentato in diversi luoghi della città, a partire dal celebre Castello Sforzesco.
I murales milanesi
Andando a passeggio per le strade di Milano, è possibile notare quante strade sono decorate da murales e graffiti, che in un certo senso sono anche diventati emblema della città. Per cui considerati come vere e proprie opere d’arte, sicuramente vanno citati i murales di corso di Porta Ticinese nonché quelli del Giardino delle Culture, a Porta Vittoria.
E ancora iconografici vengono considerati i graffiti sono i ritratti sui muri di via Mercalli, dove tra l’altro si fanno tributi a dei personaggi di spicco come Enzo Jannacci, Alda Merini, Giorgio Gaber, Luchino Visconti, Franca Rame e Claudio Abbado.
Milano e La strada degli Gnomi
Milano ha anche una zone che viene detta anche la Strada degli Gnomi. Questo si riferisce soprattutto a via Lepanto, sita nel quartiere residenziale Maggiolina, a Nord di Milano. Questo nome deriva dal fatto che c’è un aspetto particolare delle case che ricordano la forma di fungo o anche di igloo… simili a quelle degli gnomi!
Tra l’altro, alcune di queste casette risalenti agli anni ’40, se pur nascoste nel verde, sono ancora visibili. Presentano un diametro di 7,5 metri e un’altezza che raramente supera i 3 metri. Sono così graziose da presentare un piano interrato e un giardinetto. Alcune case ad oggi sono abitate, ma soltanto due hanno mantenuto il design iniziale, con l’ingresso, il bagno, le due camerette e la cucina.
La chiesa di San Bernardino: inquietudine e mistero
Milano ospita la Chiesa di San Bernardino alle Ossa, in piazzale Santo Stefano , che se da un lato si presenta affascinante dall’altro si presenta a dir poco inquietante. La chiesa è stata costruita nel 1269, nei pressi del lebbrosario di via Brolo in concomitanza con il cimitero-ossario sorto per seppellire le vittime della malattia. Quest’ultimo, tra l’altro fu accorpato alla chiesa stessa nel 1626. La piccola cappella vicino l’ossario è molto inquietante perché le mura sono interamente ricoperte di ossa e teschi umani, di tutti coloro che erano seppelliti nel cimitero. L’altare è altrettanto ricoperto di teschi conservati per bene in teche di vetro.
Il quadro macabro viene addirittura completato da una leggenda secondo cui uno dei teschi sull’altare, riconducibile a una bambina, si rianima la notte del 2 novembre, e spinge gli altri scheletri a danzare in maniera orripilante.