Una squadra ricca di giocatori di qualità come l’Inter perde in casa 0-1 con il Parma (fonte: LiveScore), ma non è questo che fa discutere. Nerazzurri ora a quota 4 punti alla quarta di campionato (l’ultima volta risale alla stagione 2011-2012, anno dell’esonero di Gasperini), ma non è nemmeno questo che fa discutere. Il VAR che non funziona come dovrebbe: ecco, è questo che fa discutere.
Il VAR con il suo occhio bionico che tutto vede è presente ma non è abbastanza, a quanto pare. Numerose sono le recriminazioni di tifosi e allenatori su episodi sospetti che sfuggono a tutti, pure alla tecnologia. Ma allora cos’é che non funziona?
Responsabilità delegata alla tecnologia?
La prestazione deludente non è da attribuire solamente ai giocatori dell’Inter, colpevoli dell’incapacità di costruire un buon gioco e concretizzare azioni, ma anche ai giudici di gara. Doverosa infatti è la discussione sulla competenza (o incompetenza) dell’arbitro di gara Manganiello e del VAR Rocchi. Imprecisioni presenti sin dai primi minuti, giustificabili, almeno in parte, solo per l’arbitro a centro campo (che può valersi dell’errore “umano”), ma che non compete all’arbitro davanti al monitor, il cui unico compito è di osservare ciò che sfugge al collega. La combinazione di errori a cui abbiamo assistito durante Inter-Parma risulta clamorosa proprio perché la tecnologia non ha dimostrato di essere all’altezza: tutti abbiamo visto, ma il VAR no.
Andando più a fondo, andando a pescare l’occhio umano dietro quello tecnologico, vediamo quello di Rocchi che non ravvisa al direttore Manganiello gli estremi per il calcio di rigore dopo il fallo di mano di Dimarco. Numerose le personalità che si inalberano, compreso il tecnico dell’Inter Luciano Spalletti, non senza colpe (lui stesso le ammette), ma con le idee chiare riguardo all’episodio scaturito dal tiro-cross di Perisic: “Quello lì è calcio di rigore, non ci sono dubbi. Poi, il perché non l’abbiano né visto né dato, non lo so”.
Le responsabilità, quindi, non sono direttamente riconducibili né a Manganiello (nonostante spetti a lui la sentenza finale) né alla tecnologia del VAR, ma all’assistente Rocchi: incaricato di mettere chiarezza lì dove sono presenti dubbi. Ma così non è stato.
Il grande occhio (miope) del VAR
Gli interisti gridano al complotto ma è giusto analizzare bene la situazione. L’errore eclatante c’è, ma non è l’unico. Il calcio di rigore ai danni del Parma di Roberto D’Aversa non viene fischiato solamente al 12’ del secondo tempo; numerosi episodi precedenti fanno nascere incomprensioni legate al corretto funzionamento del VAR, creando rumori tra il pubblico, portati al culmine al tocco di gomito di Dimarco sul tiro di Perisic che però, a guardar bene, non era diretto in rete.
Il primo episodio toppato dall’accoppiata Manganiello-Rocchi risale al 3’ del primo tempo, quando Gagliardini compie un intervento duro su Barillà. La gamba tesa al ginocchio non viene sanzionata e il gioco continua come nulla fosse. La mancata on-field-review denota l’assenza dell’intervento del VAR e la conseguente inevitabile espulsione di Gagliardini dopo un intervento così pericoloso. Un altro errore, questa volta al limite del grossolano, arriva poco dopo, quando il portiere del Parma Sepe butta un altro pallone in campo mentre Perisic è pronto a battere un corner veloce, questo per dare il tempo ai compagni di posizionarsi. Il pallone, non essendo ancora in gioco, scampa il rigore per l’Inter, ma l’ammonizione sarebbe dovuta esserci. Eppure, si continua.
Arriva poi un’ammonizione per Stulac per un intervento su Gagliardini che, se visto con l’ausilio del VAR, sarebbe dovuto essere da rosso. Il Var Rocchi non interviene, ritenendo il giudizio di Manganiello adeguato. Qui il VAR poteva essere chiamato nuovamente in causa per un giudizio sicuramente più accurato.
L’arbitro Manganiello è stato lasciato libero di sbagliare non solo nell’occasione del discusso rigore non concesso, ma anche nel goal di Dimarco. Al momento del tiro in porta, due giocatori del Parma si trovavano in posizione di fuorigioco, limitando la visuale del portiere dell’Inter Handanovic. Quest’ultimo non ha visto partire il tiro che avrebbe proclamato poi la vittoria del Parma al Meazza. Il goal sarebbe dovuto essere annullato, ma il VAR non può fare nulla se sfruttato nel modo sbagliato. Dunque la tecnologia può aiutare, ma non va intesa come rifugio a prestazioni discutibili da parte dei giocatori in campo. Al link, i risultati di calcio di oggi dell’Inter e del campionato.
VAR si o VAR no
Dagli errori arbitrali siamo passati agli errori del VAR, ma il risultato non cambia. Se gli arbitri davanti al video continuano a commettere gli stessi errori del vecchio giudice di gara (limitato dall’unica diretta visione), allora non dobbiamo discutere sul grado di utilità o dannosità della tecnologia VAR, ma sempre della competenza dei direttori di gara. Le polemiche quindi persistono, una rivoluzione per il mondo del calcio che non si è ancora guadagnata l’amore e la fiducia dei tifosi e non solo.
Il VAR avrebbe annullato il goal con “la mano de Dios” di Maradona, avrebbe scoperto numerose simulazioni del numero 10 del Brasile Neymar. Insomma, il VAR, nonostante non sia ancora riuscito a togliersi di dosso tutti i sospetti, lavora per la salvaguardia della correttezza alle regole del gioco del calcio. Esso non toglie la fantasia e meraviglia, ma aggiunge un occhio più preciso e attento a tutto ciò che è scorretto e che va sanzionato.
Il calcio italiano (insieme a pochi altri) può vantare di questa nuova tecnologia che rappresenta un cambiamento radicale. Nelle prime giornate di campionato di serie A, e per la prima volta ai mondiali 2018, abbiamo potuto osservare come il VAR abbia dato un grosso contributo, soprattutto nell’individuazione di rigori altrimenti non visti. Il VAR è, sotto tutti i punti di vista, un enorme vantaggio, se solo venisse impiegato adeguatamente.