Fino al 31 marzo 2018, presso la Fondazione Luciana Matalon di Milano, sarà possibile visitare la mostra fotografica di Nino De Pietro, “Schegge di periferie”, un progetto che presenta 70 fotografie in bianco e nero di De Pietro.
Milano nelle immagini
Scatti che vanno dagli anni Cinquanta agli Ottanta riflettono aspetti spesso dimenticati di una realtà cruda, pura, dallo stampo neorealista che si riconosce nelle opere di Roberto Rossellini o Luchino Visconti. Immagini diverse, senza abbellimenti, senza messe in posa, senza regole, scorci inusuali e profondamente reali. Il fotografo, con questa serie di visioni percorre in “modo sparso” le vie della Milano periferica: i tradizionali cortili delle case a ringhiera che tante cose possono raccontare; i languidi navigli che raccontano un altro aspetto della città meneghina; gli inconfutabili segni delle incursioni degli aerei nemici durante la Seconda Guerra Mondiale; le iconiche scritte sui muri; le dominanti tende da sole dei condomini, non belle come quelle proposte oggi da Pergotenda a Roma, ma comunque caratteristiche; la trattoria frequentata da Gaber, ecc., continuando in un percorso pieno di ricordi non troppo lontani nel tempo, ma distanti nella memoria.
Nino De Pietro
Dobbiamo a questo fotografo originario di Milano, un’immersione quasi malinconica in un passato recente, superato e dimenticato troppo in fretta. Nato a Milano nel 1921, De Pietro ha intrapreso gli studi di Economia alla Bocconi, e dopo 9 anni di banca, va a lavorare alla Kodak di Cinisello Balsamo dove resta fino al 1982. Grazie al suo lavoro si appassiona sempre più al mondo della fotografia e nel 1955 entra a far parte del Circolo Fotografico Milanese. Nel 1956 diventa membro della F.I.A.P che lo riconosce artista nel 1962 e gli attribuisce un merito per l’eccellente servizio reso alla causa della fotografia, ESFIAP.
Il suo cammino è senza freni: pubblica le sue opere sulle più importanti riviste del settore, espone in Italia e all’estero, partecipa a concorsi ed eventi di ogni genere. Ottiene riconoscimenti a Rochester, Londra, Melbourne, Stoccarda, Katowice. Nel 2017 dona tutto il suo archivio (oltre 5000 negativi più 900 vecchie fotografie) alla Fratelli Alinari. Una mostra da non perdere assolutamente per il suo immenso valore storico, spirituale e di struggente bellezza.