Cenni storici
Il suo nome deriva probabilmente dalla vicinanza con quello che un tempo era il Palazzo Imperiale ai tempi dei romani, altri vogliono che si trattasse invece di un palazzo� dei Visconti, ora scomparso. Il ritrovamento di mosaici romani in via Torino al 51, fa propendere per la prima tesi. La facciata barocca fu rifatta nel 1774, mentre l’interno, gi� ristrutturato nel ‘600, fu risistemato ulteriormente nel 1821 dal Gagnola, ottimo architetto neoclassico.
Rilevanza artistica
Si tratta di una chiesa che andrebbe visitata a frammenti, a graduali scoperte che rivelano un valore inaspettato in un primo momento. Ad esempio la prima cappelle a destra, vivacemente barocca, conserva un dipinto di Gaudenzio Ferrari, “S. Girolamo”; la terza racchiude molti splendidi lavori di Bernardino Luini, come la “Crocefissione” o l’”Incoronazione di spine” del 1516. Notevoli anche i capitelli degli ultimi pilastri in origine cruciformi che facevano parte della chiesa romanica, e la sagrestia. Infine, nel cortiletto a sinistra, troviamo una preziosa serie di frammenti della chiesa romanica, e, sulla porta, un rilevo gotico del 1308 con “S: Giorgio che uccide il drago”.
Curiosit�
La forma anche troppo esile e snella della cupola �(1889) ricorda quella di S. Giovanni dei Fiorentini a Roma, ribattezzata scherzosamente dai quiriti “il confetto succhiato”.