Brera

Partendo da piazza Cordusio ed imboccando via Broletto, l’antica direttrice per Como, ci si introduce nel quartiere dell’alta finanza milanese. Fatti pochi passi, infatti, sulla sinistra gli uffici della San Paolo e sulla destra quelli del Mediocredito Lombardo forniscono una prima idea dell’attivismo bancario di questa zona. Poco pių avanti la Chiesa di San Tomaso con interno del ‘500 ad una navata e facciata neoclassica (colonne ioniche sovrastate da un timpano).

Se si svolta poi sulla destra, in via Bossi, su una laterale sorge palazzo Clerici, costruzione del 1600 ristrutturata ed ampliata nel secolo successivo. All’interno la notevole galleria degli arazzi e un affresco del Tiepolo: “Il carro del sole circondato dai pianeti”. Proprio di fronte s’innalza la moderna struttura di Banca Intesa, altra dimostrazione dell’originale sincretismo tra storia e finanza. Proseguendo sulla principale via Broletto, ci si imbatte in una piazzetta, in fondo alla quale si eleva la quattrocentesca chiesa di Santa Maria del Carmine. La facciata č ad opera del Maciachini e ricalca il modello neogotico di fine Ottocento con un grande rosone centrale e due laterali. Il portale centrale ha una volta musiva con Madonna e Bambino. Opere seicentesche del Fiammenghino all’interno. Intorno alla chiesa stretti vicoli con alti palazzi creano la cerchia “nobile” del quartiere di Brera (vie del Carmine e Ciovasso che riporta a via Dell’Orso e, a nord, vie Madonnina e Fiori Chiari con negozi, ristoranti e la movimentata vita notturna braidense).

Riportandosi sulla direttrice di partenza, via Broletto, superata la chiesa del Carmine, cambia in Corso Garibaldi, lungo il quale, fatta qualche decina di metri, sulla sinistra, si arriva ad un insieme di edifici ex Fossati, ora appartenenti al teatro Piccolo. La ristrutturazione ha dato origine al Teatro studio di originale pianta cilindrica. Poco distante sorge, invece, il Nuovo Piccolo, in corrispondenza della fermata di Lanza della metropolitana. Poco oltre, sulla destra, in fondo ad una bella piazzetta, la chiesa di San Sempliciano, tra le pių antiche, perché voluta nel quarto secolo dal vescovo Ambrogio. Come per il precedente edificio religioso del Carmine, anche San Sempliciano ha facciata del Maciachini (1870), ma impianto che dall’originaria pianta centrale paleocristiana ha subito successive modifiche fino all’attuale configurazione a tre navate con nuova abside. Tra i molti affreschi contenuti all’interno, spicca quello risalente al primo cinquecento ad opera del Borgognone, nel catino dell’abside.

Continuando sul Corso Garibaldi si giunge al largo Foppa, dove, con una sorta di giro di boa, l’itinerario torna indietro ma per via Statuto, verso largo Treves. Se si attraversa tutta via Solferino, sulla quale si trova l’edificio del “Corriere della sera”, il primo giornale d’Italia, e si sbuca a sinistra in via San Marco, bisettrice tra le vie Pontaccio e Fatebenefratelli. Sull’omonimo slargo sorge la chiesa di San Marco, la cui costruzione originaria risale alla metā del Duecento. All’interno, degne di nota le tele del Cerano nel presbiterio e nella navata sinistra quelle di Camillo e Giulio Cesare Procaccini. Prima di immettersi in via Brera, sull’angolo sinistro, il “Jamaica”, celebre bar milanese. Al numero 28, il palazzo di Brera č costruzione gesuitica di fine ‘500 di straordinario valore storico ed artistico. Dopo i primi lavori coordinati da Martino Bassi, sono seguite le modificazioni per progetti del Ricchino (cortile centrale di metā seicento) e il portone ad opera del Piermarini in epoca neoclassica (sotto gli Asburgo). La struttura si č notevolmente ampliata a fine Settecento, quando l'”illuminata” dominazione austriaca ha imposto lo scioglimento del secolare ordine dei Gesuiti, ordinando la costruzione di un Osservatorio astronomico, della Biblioteca Braidense, di un Orto Botanico e della prima milanese Accademia di Belle Arti aperta al pubblico. Sotto Napoleone l’accademia si č arricchita di importantissime opere d’arte che hanno segnato la storia della pittura nel mondo. A proposito di altissimi documenti dell’arte passata, salendo al primo piano del palazzo per uno scalone, si accede alla Pinacoteca. I tre assoluti capolavori che fungono da grande richiamo internazionale sono il “Cristo Morto” del Mantegna, splendida e innovativa pietā di fine quattrocento, la Pala di Federico da Montefeltro e la Sposalizio della Vergine di Raffaello. Le opere contenute variano dalle scuole centro-italiane del ‘300 e ‘400 (Bramante, Signorelli), alla straordinaria produzione veneta e lombarda del ‘400 e ‘500 (Jacopo, Gentile e Giovanni Bellini, Jacopo Bassano, Lotto, Veronese, Tintoretto per i veneti e Bergognone e Luini per i lombardi), al Correggio (scuola emiliana). Il seicento contempla tele dei Carracci, Procaccini, il Cerano e la “Cena in Emmaus” del Caravaggio, altre ai pių noti fiamminghi. La raccolta si conclude con Tiepolo e Canaletto per il Settecento e “il bacio” di Hayez e opere di Fattori e Lega per l’Ottocento italiano, tra romanticismo e realismo macchiaiolo. La collezione Jesi, infine, offre la pių ricca ed eterogenea serie di capolavori del Novecento (la si attraversa nel primo, lungo corridoio).

Procedendo, si incontrano una serie di interessanti edifici: palazzo Cusani n°15, la galleria “il Diaframma” (storica per le esposizioni di fotografia) al n°16 e il rococō palazzo Citterio al n°12. Nella successiva via Verdi la chiesa San Giuseppe fu costruita su progetto del Ricchino con pianta ottagonale. A pochi passi Piazza della Scala. Se si svolta a destra, si entra nel cosiddetto “quadrilatero della moda”. Su via Manzoni portoni neoclassici di grande importanza. Al n°6 e al n°10 Palazzo Brentani e Palazzo Anguissola furono progettati da Luigi Canonica nel primo Ottocento con progetti neoclassici. In via Romagnosi l’imponente archivio della storia internazionale del movimento operaio, contenuto nella Fondazione Feltrinelli. Tornando sulla principale via Manzoni, qualche metro pių avanti si giunge al Museo Poldi Pezzoli, la cui raccolta risale alla generosa e scrupolosa opera di Gian Giacomo Poldi Pezzoli che fece della propria abitazione uno straordinario museo di valore mondiale. Oltre al “Ritratto di giovane donna” del Pollaiolo, opera principe della collezione, a rendere unica la casa-museo sono i numerosi prodotti delle cosiddette “arti applicate”, tra cui tappeti, orologi, ceramiche, smalti, armi. Tra le opere pittoriche capolavori di Piero della Francesca, Botticelli, Raffaello.

Continuando il proprio itinerario su via Manzoni e prendendo a destra per via Montenapoleone, ci si trova sulla strada cittadina pių prestigiosa per l’alta moda e pių nota al mondo. Una infinita teoria di vetrine, negozi, botteghe e gioiellerie lussuosissime costellano questa passerella costosa per folli shopping e certo unica nello stile. In una traversa, via del Gesų, sorge il museo Bagatti Valsecchi, nell’edificio omonimo, costruito a fine Ottocento. Simile al Poldi Pezzoli nell’idea di trasformare un’abitazione in una raccolta d’arte aperta al pubblico, ma pių integra, viva e restaurata con criteri conservativi che hanno mantenuto tutta l’atmosfera del tardo Ottocento milanese. L’autenticitā di ogni oggetto qui contenuto (letti, cassoni, credenze, stucchi, marmi) spesso non semplice opera d’arte applicata di valore puramente estetico, ma anche di praticitā funzionale, domestica (sia del ‘400-‘500, sia di fine ‘800), č all’origine del suo fascino, prodotto essenzialmente dall’idea di trovarsi ospiti in una casa, pių che turisti di un museo. Tra le tele spicca la “S.Giustina Borromeo” di Giovanni Bellini.
La parallela via S.Andrea conduce, invece, ad un altro museo di assoluta rilevanza, ossia quello di Storia contemporanea, all’interno di palazzo Bolognini. Ritornando all’inizio di via Montenapoleone e attraversando via Manzoni, ci si immette in via Borgonuovo, sulla quale aggetta il neoclassico palazzo Moriggia, sede del civico Museo del Risorgimento. Questa giornata in Milano termina con l’ultimo tratto di via Manzoni, (dopo l’incrocio con Montenapoleone). Si incontrano in successione, infatti, la canonica di S.Francesco ed i palazzi Gallarati Scotti e Borromeo d’Adda. Via Manzoni si conclude con gli arconi di Porta Nuova, con lapidi funerarie romane e un tabernacolo del ‘300. L’itinerario termina in Piazza Cavour.